In questa pagina, potrete trovare le indicazioni per poter fare una
piacevole passeggiata, lungo il versante Est del Monte Ottavio (lato
marcato), nel quale si possono trovare numerose grotte naturali e tombe
risalenti al periodo di insediamento sicano (a forno) e greco (tholos).
Iniziamo con una breve descrizione del Monte Ottavio e dell'origine del
suo nome:
Il Monte Ottavio, è la più alta collina del territorio di Montedoro. Si
estende a Est dell'abitato e si prolunga da Sud a Nord per più di un
chilometro. La punta a Sud (il Calvario), raggiunge i 469 metri, la
cima più a Nord raggiunge i 511 metri: si tratta di una gobba che si
erge verso la metà della montagna ed è la punta più alta del territorio.
Il nome pare derivi da un fatto di sangue, avvenuto ai tempi della
Masseria Balatazza, nel quale venne ucciso un certo Ottavio.
(tratto da: Memorie e tradizioni di Montedoro vol II di G. Petix)
Questo Monte oltre a essere costellato da vecchie
grotte e tombe antiche, è stato per anni sfruttato per l'estrazione
dello zolfo, per questo motivo vi si trovano ancora numerosi ingressi di
miniere ben conservati, ma pericolosi da esplorare, dato che non sono
mai stati messi in sicurezza e quindi anche se parleremo di essi in
questa pagine, ometteremo le indicazioni per raggiungerle, anche per il
fatto che non vi sono viottoli, ma ci si deve arrampicare per vie
impervie.
Alle grotte di cui vi parleremo, e che molti montedoresi conoscono, si
può accedere abbastanza facilmente, tenendo sempre presente che il
periodo migliore per una passeggiata resta quello pre primaverile quando
ancora l'erba non tanto alta permette di procedere senza impedimenti e
soprattutto ci si può accorgere per tempo delle varie buche che si
trovano lungo il percorso.

Il viaggio inizia dalla scalazza.
Percorrendo lo schienale del Monte Ottavio, in direzione Sud (verso
l'osservatorio astronomico), nel punto in cui inizia la protuberanza del
monte, si incontra una formazione gessosa con dei gradoni naturali, dai
quali il luogo pare prenda il nome. Il passo della scalazza, stando a
quanto dice il Petix nel suo "Memorie e tradizioni di Montedoro vol. 2",
pare fosse l'unico passaggio che permetteva di attraversare il monte a
cavallo; era da lì che passava anticamente la strada per arrivare a
Serradifalco.


Lungo i ciglioni di gesso della scalazza si possono osservare alcune tombe a forno, chiamate anticamente dal popolo
"grutti saracini",
rivolte a Est e risalenti probabilmente al primo periodo dei sicani,
che qui probabilmente insediarono il primo nucleo abitativo del nostro
territorio.
La Grutta di Beniaminu si trova sempre nel lato Est del monte,
essa è una delle tante grotte naturali che lo circondano, è sicuramente
tra le meglio conservate. Questa grotta, pare prenda il nome, secondo
il Petix, da un certo Giuseppe Bellanca di Beniamino, proprietario della
terra dove sorgeva la grotta, da lui ampliata ad altre collaterali che hanno altre uscite. Questo fece si che durante la guerra diventasse un rifugio imprendibile. A quanto pare adesso questa grotta è diventata, non si capisce a che titolo, la grotta dei briganti, invece ipotesi molto più plausibile è quella che identifica con questa grotta la famosa grotta dell'eremita.


Superata
"la grutta di Beniaminu", proseguendo lungo il
sentiero della scalazza si possono osservare disseminate lungo il pendio
del colle tante tombe aforno, sempre esposte a Est.

La Grotta del Piliere è sicuramente la grotta più
caratteristica che si può trovare nella zona, la sua particolarità sta
nel pilastro centrale che sorregge la volta. Quasi sicuramente essa è il
risultato dell'unione di due grotte adiacenti ad opera dei suoi
abitanti: E' abbastanza alta e larga da poter ospitare uomini e animali,
e da vista di chi si affaccia, la possibilità di godere della bellezza
della campagna sottostante. Essa si trova sempre sul lato Est del monte,
vi si arriva seguendo l'abbozzato sentiero della scalazza. Ubicata nella parte alta del monte, è più facilmente raggiungibile scendondo dall' alto
dell'osservatorio comunale. Non è facilmente individuabile, pertanto alle volte ne risulta difficoltosa l'individuazione.


Scendendo dalla grotta del piliere, e proseguendo
il giro del monte in direzione Nord si arriva ad un pianoro, abbarbicata
sul lato Nord del monte e scavata nel gesso, si trova una tomba a
tholos che pare risalga al periodo del medio bronzo. E' la tomba più
recente del gruppo della scalazza e si è mantenuta perfettamente
conservata. L'entrata mantiene ancora la sua forma rettangolare;sopra
di essa si trova un'altra tomba, probabilmente dello stesso
periodo. Sfortunatamente la seconda non ha avuto la fortuna di
conservarsi, a causa di frane e crolli che il monte ha subito con il
passare del tempo. Molti chiamano la prima tomba con il nome di "grutta di lu rimitu" o
dell'eremita: la leggenda vuole che essa fosse la dimora di un
eremita. Ma tra la gente del paese vi sono pareri contrastanti
sull'identificazione di questa tomba con la grotta dell'eremita, infatti
nei vari giri effettuati per le campagne, alcuni abitanti riferiscono
che in realtà essa si trovi poco più avanti o che sia crollata arrivando
a noi solo un'acceno della sua esistenza, mentre altri ipotizzano e identificano la grutta di l'eremita, con la su descritta grotta di beniamino. Noi non siamo ancora riusciti
ad individuare esattamente gli ipotetici resti di tale grotta, ma siamo
sempre alla continua esplorazione della zona, basandoci sui racconti di
anziani contadini e pastori che un tempo praticavano abitualmente quei
luoghi.
Girando attorno al monte, nel versante Nord-Ovest, ci troviamo nel "chiarchiaro di pupiddu",
(chiarchiaru: frana, pietraia). Detto chiarchiaro, a causa delle
numerose frane avvenute nel corso degli anni, presenta diverse
anfrattuosità, e tane difficili da raggiungere. In questo posto, nei
mesi meno secchi sgorga ancora dalle rocce una polla d'acqua, che
insieme ad altre della zona, garantirono ai primi abitanti del luogo una
buona riserva idrica.
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