Cenni storici sul Museo delle Zolfare.
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A. Petix |
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Il gruppo scultoreo dell'accademia di Brera. |
Il
Museo nato per valorizzare e proteggere il patrimonio
storico-mineralogico del nostro piccolo centro, trova la sua
sistemazione sul Monte Ottavio, proprio all'ingresso del parco urbano
di Montedoro, adiacente al Calvario, luogo di Culto tradizionale del
paese. Entrando dal cancello principale, sul lato destro si può
ammirare un complesso scultoreo, realizzato nel 1998 dagli studenti
dell'accademia di Brera (MI), contenente scene di vita quotidiana dei
lavoratori della zolfare; tra le varie figure rappresentate si possono
vedere due dei più importanti protagonisti della letteratura Siciliana:
Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia. Lungo la scalinata che porta
all'ampio terrazzo sulla destra si trova una statua che ritrae Angelo
Petix: scrittore e poeta montedorese. All'interno del museo troviamo
dei plastici, realizzati nel 1995 con cura e dovizia di particolari
dallo scultore Roberto Vanadia. Nei plastici, l'artista ha ritratto
scene di vita lavorativa all'interno delle miniere di zolfo. Il primo
pannello in particolare riprende uno scorcio del nostro piccolo
paesino, con in primo piano la chiesa madre.
Lo scultore nel realizzare
l'opera ripercorre alcuni brani di Luisa Hamilton Caico, tratti da
vicende e costumi siciliani, che accompagnano il visitatore lungo tutta
la visita. al piano superiore, si possono osservare alcuni oggetti
usati dai minatori durante il loro duro lavoro.
Il Borgo
"... e la chiesa mezzo diroccata, con un solo dei
due campanili in piedi, poichè l'altro è crollato...le crepe che solcano
le mura e la croce inclinata perchè il terreno va cedendo per gli scavi
e le gallerie delle vicine miniere... "Vedo, dall'altra parte, le case,
povere e rustiche, bianche e basse profilarsi nitide contro il cielo
azzurro... Tutto il giorno vedo silenziose figure di donne... sempre
coperte dalle nere mantelline."
(Louise Hamilton Caico).






A Vucca (La Bocca/ingresso della miniera)
"L'entrata della miniera è chiusa da un cancello di
legno che si apre sulla scala che conduce sottoterra. Un' ingenua
immagine di San Giuseppe è affissa con un chiodo al cancello di legno.
Qualche mieniera ha un paio di corna di bovini sulla porta d' entrata,
contro il malocchio. ...i carusi che portano sul dorso il
minerale in ruvidi sacchi salgono in processione procedendo con
difficoltà su per gli scalini scavati nella terra... curvi sotto il peso
... emergendo dalle tenebre della miniera verso la luce del sole." (Louise Hamilton Caico).
A Surfara (La Zolfara)
"Dopo pochi passi c'era una piccola nicchia scavata in una delle
fiancate; conteneva un' immagine colorata della Madonna del Rosario...
dinanzi alla quale bruciava una piccola lampada di terracotta... Tutt'
intorno si aprono, come neri buchi, dei cunicoli più difficilia da
percorrerestretti da percorrere, che conducono ad altri posti di lavoro;
qua e la impalcature di legno, rozzamente innalzate, sostengono le
pareti deboli della volta".
(Louise Hamilton Caico).

L'Avanzamento
"alla luce di piccole lampade ad acetilene posate
sulle rocce più sporgenti, i picconieri, mezzi nudi, coperti di sudore,
con espressione dura e caparbia, attaccano con la piccozza la parete di
zolfo. Lo spettacolo straziante di quelle condizioni di lavoro, mi
ossessionava dolorosamente.." (Louise Hamilton Caico).
I Calcheroni
"Il minerale grezzo... viene trasportato... fino ad un fosso circolare
foderato nella parte profonda da una parete in muratura... mentre la
restante parte di ciò che è stato estratto... viene lavorato con
acqua... e impastato in migliaia di pagnotte chiamati panotti. Messi prima ad asciugare al sole, appena solidi, i panotti
vengono ammassati nel fossato con lo zolfo, si crea così una enorme
catasta... queste montagnole preparate per la fusione dello zolfo, si
chiamano calcheroni."
(Louise Hamilton Caico).




La Pesatura"...una volta solidificate le forme di zolfo
vengono pesate bilance antidiluviane e trasportate con carretti..."(Louise Hamilton Caico).
Attrezzature ( Alcuni degli oggetti comuni che accompagnavano i minatori durante il loro lavoro)
Lampada ad acetilene: Era
lo strumento che i minatori usavano per illuminare le gallerie,
attrezzo tanto utile quanto pericoloso, in quanto era una lampada a
fiamma libera che molto spesso innescava l'accensione del gas che si
poteva sprigionare dagli scavi e che è stato causa di molte esplosioni,
costate la vita a molti minatori e carusi. Il suo funzionamento era
molto semplice, si metteva nella parte inferiore del contenitore a
tenuta stagna il carburo e poi tramite un regolatore gli si faceva
percolare dell'acqua. L'unione di questi due elementi produce un gas
infiammabile, appunto l'acetilene.
Bombole di ossigeno: avevano il
compito di aiutare i minatori a non respirare i gas tossici liberati
dagli scavi. Naturalmente, questi dispositivi entrarono a far parte
dell'equipaggiamento solo nell'ultimissimo periodo, e solo in alcune
zolfare. In realtà i minatori per lo più si affidavano alla fortuna e
alle preghiere, per tornare alla luce del sole indenni.
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Picconi, scale di corda, ceste e martelli pneumatici. |
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Attrezzatura medica di primo soccorso. |
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Torcia elettrica: Ha sostituito la pericolosissima lampada ad acetilene.
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