La Chiesa Madre
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Chiesa Madre |
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
La chiesa delle Anime Purganti
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Villa comunale, qui sorgeva la Chiesa delle Anime Purganti |
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
La chiesa di S.Giuseppe
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Largo S.Giuseppe, dove sorgeva la piccola chiesetta |
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Vicolo S.Giuseppe |
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
Leggenda o verità:
Si racconta che Giuseppe, figlio del Principe Pignatelli si trovava a
giocare nei pressi di un burgio di paglia che sfortunatamente rovinò a
terra schiacciando il bambino che morì. Allora il principe afflitto per
il grande lutto decise di erigere nel luogo del fattaccio una chiesetta,
in onore del giovane figlio morto prematuramente, e la intitolò a S.
Giuseppe, chiamò allora i contadini dei paesi vicini e diede loro un
pezzo di terra ciascuno in modo che loro popolassero il suo Feudo dando
vita così a quello che ora è Montedoro.
Il Fondaco S Giuseppe era di proprieta
della Caico, del ramo di Orazio. Orazio Caico di Pietro la incluse nel
patrimonio che costituì al sacerdote D. Orazio D'Alessandro, il quale
lo godette sino alla sua morte, avvenuta il dì 11 Luglio 1761. Dopodiché
per disposizione del testamento del detto Orazio Caico (1757), La
rendita del Fondaco passò all'Altare di S. Giuseppe. Il Consiglio
Comunale, rispondendo al Parroco D. Gaspare Rizzo, il quale chiedeva
danaro per rinnovare Alcuni arredi sacri, diceva che "che gliera
bastante la rendida del Fondaco S. Giuseppe". Da molti anni non era più
adibita a Fondaco ( come stalla e pagliera, e tale io la ricordo
sempre). L'ultimo che la tenne in fitto fu Alessandro Salvo detto
Sentinella. Nel 1927 fu venduto al sig. Alba Giuseppe, alias
Mariuzzello, il quale la trasformò in casa di abitazione, elevandovi
altri due vani , e nei pianterreni vi gestiva un forno intitolato "Forno
S. Giuseppe".
Ospizio dei P.P. Cappuccini
Sorgeva nell'area dove sorge
ora l'edificio scolastico elementare (da alcuni anni non più utilizzato
come tale), venne elevato tra il 1780 ed il 1790. Era la sola
costruzione imponente del settecento, formato com'era da otto vani
terrani, con ampio cortile, e da sei vani a prima elevazione. La
costruzione era pietra e malta di gesso; ma aveva gli stipiti e le
arcate con pezzi intagliati di pietra calcarea. Dagli eredi del Barone
D. Pietro Paruzzo, che si impoverì per la forte spesa di fabbricazione,
passò al sig. D. Michele Guarino, notaro di Bompensiere, che lasciò ai
suoi eredi, tanto che tutti lo abbiamo chiamati il Palazzo dei Guarino.
In detta casa vi ebbero i natali DGiuseppe Guarini (1837), che fu poi
Cardinale di Messina, ed il fratello D. Pietro, avvocato di grido e per
diversi anniSindaco di Montedoro, morto nel colera del 1867. Vi nacquero
altresì il medico D. Angelo Guarino e l'Avvocato D. Beniamino Guarino,
entrambi figli del dott. D. Paolino, che largo nome lasciarono, l'uno
come medico e l'altro come Avvocat Principe del Foro di Palermo. Il
Palazzo Paruzzo, poi Guarino, ebbe a soffrire forti lesioni per gli
scavi delle vicine solfare tanto che nel 1896 venne abbandonato, perchè
inabitabile, ed i Sigg. Guarino passarono ad abitare nella vecchia casa
dei Pignatelli, sita nella Piazza maggiore.
I magazzini Pignatelli
Fondaco di San Giuseppe
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Icona votiva a San Giuseppe |
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Ex Fondaco San Giuseppe |
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
Ospizio dei P.P. Cappuccini
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La Cappelletta votiva che ricorda il Convento |
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Scalinata che portava al Convento |
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Le piastrelle con l'immagine di S.Francesco scampati al crollo |
Forse nei primi decenni della fondazione
delpaese; un mattone "stagnato" apposto sullo stipite della porta
d'ingresso, portava la scritta "Ospizio dei P.P. Cappuccini di Sutera -
1714". Era composto da quattro vani terreni, adibiti a camera da pranzo,
cucina e dormitori. Una comune casa di abitazione, tranne che per la
detta scritta sullo stipite ed una piccola nicchia dove il Poverello di
Assisi era ritratto in sei mattoni. Sino alle leggi Eversive (1865 e
1866) fu abitata daiFrati Cappuccini del vicino convento di Sutera. Poi
passò al Comune che la adibì per alloggio del Cappellano forestiero, o
di qualche altro impiegato del Comune. Ultimamente fu dato come alloggio
alla levatrice. Ma negli ultimi anni la levatrice la affittava come
pagliera, sino a che, nel 1922, un incendio doloso la ridusse un pugno
di macerie. I sei mattoni con l'effige del Santo vennero ricercati dalla
devozione della signora Giuseppina Minore Campanella, vedova Alba, che a
sue spese fece erigere la piccola cappelletta che ancora esiste (1926). Sull'area del vecchio Ospizio sono sorte nuove fabbricazioni.
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
Il Palazzo del Barone Don Pietro Paruzzo
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Via Flaminia dove un tempo sorgeva il palazzo del Barone Don Pietro Paruzzo |
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
Lo Zàgato
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Incrocio traVia Alighieri e Via Savoia, dove un tempo sorgeva lo Zàgato |
Il Pasqualino, nel suo Vocabolario Siciliano, alla voce Zàgato dice "Officina ove vende salame, salumeria, cacio, olio, ed altri camangiari col diritto di privativa, Bottega di Pizzicagnoli". Come oggi esistono in ogni Comune
le Privative dei tabacchi ecc..., allora vi era lo Zàgato. Il Signore
del Borgo lo appaltava; poi caduto il feudalesimo veniva appaltato dal
Comune. Quello del nostro paesello sorgeva in un terrano sito tra la Via
Alighieri e la Via Savoia. Tale terrano era di proprietà dei
Pignatelli, che lo alienarono nel 1919 assieme alle terre libere e ad
altri caseggiati. In tal modo passò in proprietà al sig. Ludovico
Tulumello ed oggi ai suoi eredi.
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
Le carceri
Le carceri locali sorgevano
dietro l'Oratorio della Confraternita de S.S. Crocifisso e furono
funzionanti sino a dopo la rivoluzione del 1860. Dopo furono soppresse
ed i detenuti furono avviati al carcere mendamentele di Serradifalco. La
spesa era sostenuta, dapprima dal Signore della Terra, e dopo la caduta
del Feudalesimo dal Comune. La Domenica, a cura del Comune, vi si
celebrava una messa per i detenuti. Nel 1841, dice un atto del 28 Marzo,
il locale del carcere venne diviso in due stanze, per accogliervi
separatamente i condannati penali (reati comuni) ed i condannati civili
(debitori insolvibili). Il gruppo delle case dietrostante l'Oratorio ed
il Camposanto Vecchio, era addimandato, "A li carzari". Nel libro dei defunti c'è notato qualche detenuto,morto nel carcere locale.
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
L'Oratorio
Fu fabbricato tra il 1768 ed il
1780 dalla Confraternita del S.S. Sacramento, che vi si riuniva per le
orazioni in comune, per le adunanze straordinarie, quale l'elezione del
Governatore, le 40 0re, le processioni del Corpus Domini, di propria
giurisdizione ecc... Serviva pure per tenervi gli arredi dei Confrati,
lo stendardo, il tamburo, l'urna del S.S. Crocefisso ecc... Era di forma
quadrilatera con una specie di abside, ed una piccola casetta allato,
che fungeva da Sacrestia. Nel suolo vi era una fossa comune, che
accoglieva le spoglie mortali dei Confrati deceduti. Durante l'epidemia
della peticchiale (1883), dapprima vi si seppellirono i Confrati allora
defunti, ma in seguito ne fu proibita la tumulazione, per non accrescere
con la corruttela dei cadaveri la malnata moria. Cessata la moria del
1833, i Confrati fecero parecchie istanze per riaprire la loro fossa ed
inumarvi i Soci; il 13 giugno 1841, la decuria diede parere favorevole
per la riapertura della fossa dei Confrati, l'Intendente di
Caltanissetta non fu dello stesso parere ed allegando la legge 11 Marzo
1817 che imponeva la sepoltura fuori le mura urbane, negò il consenso.
Allora si usava seppellire i cadaveri nell'antica Chiesa delle Anime
Purganti, allato proprio all'Oratorio, ed i Confrati, appigliandosi a
tale uso, tornarono a chiedere la riapertura della fossa. La Decuria con
atto del 12 Giugno 1842 la approvava ed il sig. Intendente diede il suo
consenso con ufficio del 7 Luglio 1842. Da allora sino al 1842. Da
allora sino al 1884 i Confrati defunti vennero inumati nella centenaria
fossa dell'Oratorio. L'Oratorio subì parecchie lesioni per gli scavi
delle solfare vicine, ma resistette in piedi fin dopo il 1910. Poi
perdette la copertura e la copertura e lentamente fu abbandonato. Nel
1927 l'area venne occupata dalla costruzione del Parco della Rimembranza
per i caduti della guerra 1915 - 1918, ed il petrame spazzato del
tutto.
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
La Neviera
Agli atti del notar D. Onofrio
Lumia di Montedoro, addì 28 Aprile 1797, si conferiva un alberano tra i
Sigg. Santo Paruzzo, da una parte, e, dall'altra, il Rev. D. Gaetano
Caico, per ragioni di interesse tra le parti. Il Barone d. Pietro
Paruzzo e figli Giovanni e Santo, quali forti debitori verso il loro
parente D. Gaetano Caico, cedevano a questo ultimo una vasta chiusura
sita in contrada Piano di Corsa e la Niviera "esistente nel Comune di
Montedoro, con quelli privilegi e facoltà accordategli dalli Giurati
della Terra, per nome della Università, e dal Tribunale del Regio
Patrimonio confermategli, come per Dispaccio, e come li ha goduti detto
Barone Paruzzo, e li godettero la persona o le persone che a detto
Paruzzo, e li vendettero... per onze 60 per una sla volta ecc.... ". Dal
riportato brano del vecchio atto pubblico si rileva che nel secolo
XVIII, i Giurati Montedoresi per i bisogni del popolo, avevano concesso
la costruzione della neviera,con diritto di proprietà e che detta
neviera era passata in mano del Barone Paruzzo, che la cedeva al cognato
Don Gaetano Caico. La neviera sorgeva vicino al posto dove oggi c'è lo
spartiacque dell'acquedotto dele Madonie. I nostri Padri chiamarono il
posto "la Nivera", ma oggi il nome è del tutto scomparso. La
neviera funzionò sino a dopo il 1870. Per come si narrava, i giovanotti
della generazione che ci precedette vi andavano a raccogliere la neve,
che poi vendevano per pochi soldi al sig. Angelo Tulumello, inteso Jeti,
che paresia stato l'ultimo a rccogliere e conservare la neve sul posto.
Durante l'epidemia del colera del 1867, i Becchini vi tenevano la loro
cucina, come ci conservavano i versi seguenti, che fannoparte del
componimento popolare sulla terribile epidemia. "Ninu La Ricca misu à la Nivera, cà duna focu sutta la callara."
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
La Crocilla
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La crucidda |
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Cappelletta della Crocilla |
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Cappelletta della Crocilla |
Sulla sommità del Montecroce,
direttamente sullosfondo della salita Francesco Crispi, c'è un'edicola,
sormontata dalla croce, ed una Madonna nella piccola nicchia. Una volta
sorgeva un poco più a sinistra da chi la guarda dal caseggiato, ma dato
che era cadente, si pensò di rifarla di nuovo e piantarla dov'è oggi,
per essere in vista degli abitanti. La vecchia edicola era sorta a
ricordo di una memorabile predicazione di Padri e il popolo la chiamava
sempre "La Crucidda" per distinguerla dalla "Cruci" del Calvario. Anche negli atti pubblici il Colle veniva chiamato "La Crocilla".
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
I magazzini Pignatelli
Gli antichi m agazzini furono
costruiti forse prima ancora che fosse fondato il borgo. Essi facevano
parte dei beni urbani di proprietà dei Principi Pignatelli, i quali li
consegnavano ai loro affittuari, come dotazione delle terre dello stato,
assieme alle case coloniche, agli ovili ecc... Quando i Pignatelli
vendettero le loro terre libere, i magazzini e qualche altra casa,
vennero inclusi tra i cespiti ceduti alla cooperativa S.Cataldo ed ai
sigg. Salvo Giuseppe e Tulumello Ludovico, i quali due ultimi se
lidivisero tra loro.
(Tratto da: Memorie e Tradizioni di Montedoro Vol.2, di Giovanni Petix Ed. a cura Dell'Amm. Com. di Montedoro,1986)
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